ripassando i rintocchi della vita, con la campana che suonano i cantautori il lunedì sera

2 febbraio arciliuto(@Teatroarciliuto) (@Arciliutopress) (@promosocialit) (@atuttosocial)

c’è un luogo, a roma, che sposa l’arte con eleganza e.

e fermento come fossi birra, al solo ricordo. e lui m’è vicino come.

ma come la si vuole chiamare una serata che inizia da una settimana prima perché non vedi l’ora che arriva?

roma con la luna è quell’insieme di friccicorii che passano da un viottolo all’altro, e mentre tu pensi che sono sorci, scopri che è solo lo sfregare di altri piedi che rincorrono il vicolo più appetibile per trascorrere un’altra notte sul suo respiro che sa d’attesa. ma che magia l’attesa!

e così, tra un vicolo e l’altro, arriviamo di fronte a della folla che attende altre magie. baci abbracci sorrisi e saluti quasi sembra ci si conosca tutti, ma non è così, è solo che certi intrecci di incontri creano allegria, e di quella buona, di quella che non ha bisogno di vino.

tanta, ma proprio tanta, e ancora di più all’inizio dello spettacolo, anche se lui è iniziato dalle prove di strumenti voci e di dove mettere le mani, ché chi sa emozionarsi è sempre come fosse la prima volta. è così che il pannofino è, durante le prove, e mentre passeggia il microfono da una mano all’altra sorride e chiede di non essere cazziato perché molto emozionato. e scarfone che nasconde la sua in quel cappello, ma lo tradisce il jack che non vuol trovare casa nella sua chitarra. beh, potete chiamarle prove soundcheck o come vi pare, vi posso assicurare che il dietro di un concerto ha il fascino di un giaguaro. almeno, a me, fa questo effetto.

parte l’avincola, che arricchisce tutto con il suo presente, ma consapevole che la vita ha il suo battere in tutte le ciglia. maturo e frizzante è il grande personaggio che di cognome fa carocci, che sensibile e sorridente strappa il cuore con una canzone su i suoi parenti. strana poesia la rima che esce via dalle mie parole, e non è voluto e allora le lascio andare, proprio come fa il pannofino quando destreggia con la sua voce in mano. è arrapante l’accostamento che mesce il mio cervello, e mentre resto attenta ad ascoltare mi dico bravo ‘sto ragazzo anche se ha un po’ da studiare. chiude la serata il chitarrista che nel mentre non ho perso di vista e che ci volete fare lo scarfone è tutto da invidiare e tutti a battere le spalle ai suoi ritmi che raccontano le storie dei suoi viaggi.

la frase “che serata!” è stata esplosa con la mente e con le palme rosse di chi ha gridato bravi alla fine dell’incontro in quell’anfiteatro rosso. non si poteva chiedere di più e s’è chiusa come quando è entrata. ecco, scalciavo da un saluto all’altro, mentre me ne andavo e pensavo che la gente è strana assai, ché ha fatto di tutto col progresso per buttarsi dentro un cesso, mentre lì dentro è stato cantato e musicato per far capire che non tutto è perso.

c’è un luogo, a roma, che sposa l’arte con eleganza e.

e provo sollievo quando vivo queste cose, e scrivo con l’impeto di una gazzelle e il pensiero d’un elefante, ché vorrei morire dentro casa mia, e l’emozione che mi dà la buona musica è ciò che mi regala ogni volta che non trovo a cantare i soliti trullallà.

sono stata abituata male, mi spiace, ed è la fortuna della mia età…

simonetta bumbi

(lunedì 2 febbraio 2015 – teatro l’arciliuto “per chi suona la campana?” con simone avincola, luca carocci, francesco pannofino e stefano scarfone)

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