prendo possesso della mia serata e accetto l’invito. si parte, ma arrivati non sappiamo da che parte metterci. ma prima…
ecco, si viene da lontano, per arrivare in una roma che ulula il suo vuoto mentre le gomme slittano sui sampietrini umidi di notte. non abbiamo meta, ma la vogliamo, e la cerchiamo sul tom tom che ride di noi mentre gli chiediamo di portarci dove volano gli asini. un’ultima sigaretta e si arriva e si entra. una voce ci guida, e la seguiamo. anche la chitarra è giovane, ma l’insieme mi fa partire nel cervello un “però” che soddisfa e ringrazia la scelta del luogo. applausi, tanti, e poi una figura alta s’avvicina al palco per salutare e ringraziare il pubblico. come guanto “indossa” la chitarra, gli occhi cercano l’ok per il suo jack, mentre dalle guance traspare l’accortezza di chi sa dare il giusto valore all’importanza di ciò che si fa. giacca a quadri barba lunga e codino un po’ scapigliato, come la sua età, e l’inconfondibile luigi grechi inizia a suonare.
siamo ancora in piedi, e non sappiamo da che parte metterci, ché il locale è pieno, malgrado il silenzio che regna al di qua del palco. magia nella magia, e altro “però” che m’esclama nella mente. è martedì sera e l’asino che vola, noto locale risto-cultural-live romano, propone la serata de “i giovani del folkstudio”. sento le pulsazioni salire e rivivo quell’atmosfera, quando non era la marca di una chitarra a fare la carriera, e l’artista si lasciava sfiorare con gli occhi e tu lì che sognavi e viaggiavi fino all’altare.
luigi grechi, che incanta per la cordiale disponibilità, fa da padrone di casa. giovani con la chitarra in mano (stefano migneco e francesco tecca) e cisco & mary jo con il loro country, si sono riuniti per aprire il concerto di goran kuzminac. goran kuminac? ma che nome è? e mentre lo stesso ci narra di quel cognome accorda la chitarra. quanta storia in questa storia, e quanta ricchezza di emozioni si raggruppano tra aneddoti battute passioni narrazioni voci imbattibili e mani che, come schegge, ripercorrono i ricordi di una storia musicale che resta fissa sul calendario di “certi giovani”, e la scoperta più eclatante è che il pubblico ventenne, chi nei capelli e chi nel cuore, non perde un attimo di ciò che accade lì dentro.
mille domande accavallano gambe e pensieri e mi dico che un motivo ci sarà se siamo tutti là a cantare con loro o a far silenzio quando vuole il tempo. io lo definisco bisogno. sì, credo proprio che abbiamo bisogno di spessore, di viverlo e di chi riesce a proporlo. proseguo col pensiero e mi dico che abbiamo bisogno di riprendere a sognare. basterebbe poco, forse volontà e coerenza oggi fanno a cazzotti, ma luigi e goran hanno dato una grande impronta con la loro pazienza nel cercare non solo di arrivare, ché lo spirito guida è stato quello di dare.
e prima di andare via non ho resistito, io quei due li sono andata a toccare…
simonetta bumbi
(roma, martedì 27 gennaio 2015 – l’asino che vola “i giovani del folkstudio” concerto di goran kuzminac)
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